Sostanze e agenti cancerogeni nei luoghi di lavoro: come riconoscerli e valutarli?

14 Aprile 2023
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Nell’ambito della valutazione di tutti i rischi, il Datore di Lavoro deve tenere conto anche della presenza di quegli agenti cancerogeni (sostanze, prodotti e lavorazioni) che possono causare l’insorgenza di gravi patologie nell’essere umano come tumori, mutazioni del genoma umano e alterazioni della salute riproduttiva.

Cosa si intende per agenti cancerogeni e mutageni?

Esistono diverse classificazioni delle sostanze come cancerogene e/o mutagene, formulate da Enti a livello internazionale.

Come riporta l'INAIL, il sistema di classificazione vigente a livello nazionale è quello dell’Unione europea, stabilito dal regolamento (CE) n. 1272/2008 (Clp), che classifica le sostanze cancerogene e quelle mutagene in tre categorie:

Sostanze cancerogene

Cat. 1ASostanze di cui sono noti effetti cancerogeni per l’uomo
Cat. 1BSostanze di cui si presumono effetti cancerogeni per l’uomo
Cat. 2Sostanze di cui si sospettano effetti cancerogeni per l’uomo
Fonte: INAIL

Sostanze mutagene

Cat. 1ASostanze di cui è accertata la capacità di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane
Cat. 1BSostanze da considerare capaci di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane
Cat. 2Sostanze che destano preoccupazione per il fatto che potrebbero causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane
Fonte: INAIL

Agenti cancerogeni: come riconoscerli?

Per individuare correttamente gli agenti CMR (Cancerogeno Mutageno Reprotossico), il Datore di Lavoro deve richiedere ai fornitori le Schede di Sicurezza aggiornate dei prodotti e delle miscele che vengono utilizzate dai lavoratori nella loro attività.

Le Indicazioni di Pericolo (comunemente note come “frasi H”) che identificano principalmente le sostanze CMR sono:

  • H340 e H341 Mutageno (Può provocare alterazioni genetiche)
  • H350, H350i e H351 Cancerogeno (Può provocare il cancro)
  • H360 Reprotossico (Può nuocere alla fertilità o al feto)

Vi sono però agenti CMR o lavorazioni che espongono a CMR per i quali non esiste o non è prevista la Scheda di Sicurezza, oppure classificate agenti CMR secondo altre normative non cogenti in Italia, ma comunque considerate un punto di riferimento autorevole (ACGIH, EPA, ecc.).

Tali sostanze (o lavorazioni, appunto) sono indicate all’allegato XLII del D.lgs. 81/2008; solo per citarne alcune tra le più note troviamo:

  • polveri di legno duro
  • polveri di silice cristallina respirabile
  • polveri di cuoio
  • emissioni di gas di scarico dei motori diesel (questi ultimi aggiunti nel 2021)
  • fumi da saldatura
  • fumo passivo di sigaretta

      Sostanze cancerogene: quali danni possono causare?

      Il manifestarsi di queste patologie può essere brevissimo o molto lungo, e nonostante i progressi della tecnica medica la percentuale di successo dei trattamenti e delle cure mediche rimane comunque bassa.

      Oltre a poter causare danni avversi immediati, gli effetti possono svilupparsi anche in periodi non sospetti o molto avanti nel tempo rispetto al momento in cui i lavoratori possono essere stati esposti, anche a dosi minime.

      Come ridurre il rischio cancerogeno?

      Una volta accertata la presenza di un agente CMR, la legislazione vigente richiede in via prioritaria di eliminare (se possibile) o sostituire tale sostanza dall’attività lavorativa, con una meno nociva.

      Nel caso non fosse tecnicamente possibile, allora l’utilizzo dell’agente CMR deve avvenire in un sistema chiuso, ovvero in un ambito in cui in condizioni normali l’agente non possa interferire o interagire con le persone.

      Se anche questo non fosse possibile, allora è necessario ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori, tra le principali possibilità:

      • Ridurre al minimo la quantità di agente CMR utilizzata
      • Ridurre al minimo il numero di lavoratori esposti e il tempo di utilizzo.
      • Fornire adeguati Dispositivi di Protezione Collettiva (es. sistemi di aspirazione) e idonei DPI ai lavoratori esposti.

      Il rispetto dei valori di esposizione professionale non implica automaticamente una “soglia di sicurezza”, ovvero un livello per cui non c’è rischio di contrarre un tumore o subire altri danni irreversibili alla salute.

      Ogni lavoro presenta delle peculiarità e dei rischi specifici che devono essere affrontati in modo responsabile. La conoscenza di questi rischi e la comprensione delle modalità per evitarli è fondamentale per mantenere una vita lavorativa sana e sicura.

      Imprendo Srl

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